C’è stato un momento, leggendo “Il Canaro / Magliana 1988: Storie di una vendetta“, in cui mi sono domandato se davvero Luca Moretti non avesse messo su carta le memorie di Pietro De Negri. Perché il racconto che fa di quella storia che un po’ tutti conoscono, almeno per sentito dire, sembra davvero il lucido memoriale del protagonista.
Invece no. Luca ha dato voce al Canaro dopo aver letto le carte del processo, gli articoli, interviste a chi c’era, e ovviamente, la confessione di De Negri. Un classico della cronaca nera e romana, quel verbale pubblicato dal Messaggero nel 1988 (ricordo di averlo letto anch’io, all’epoca).
Non è un libro compiaciuto, quello che ha scritto Luca. Eppure il rischio, visto l’argomento, c’era eccome. La storia ha trovato posto nell’immaginario locale e nazionale per la sua morbosità, con quella lunga cronaca minuto per minuto della tortura da “macelleria messicana”, nonché per il rovesciamento delle parti, perché il torturatore è in fondo la vittima del torturato (se si aderisce al punto di vista di De Negri e a quello che raccontano le cronache dell’epoca).
Un protagonista, De Negri, che peraltro, dopo il verbale, ha deciso di non raccontarsi, ha scelto il silenzio come condizione per riprendere a vivere e soprattutto per consentire di vivere alla sua famiglia, credo.
Insomma, un libro sobrio, e ragionevolmente breve. Che racconta tutta la storia e anche quel pezzo di Roma che si chiama Magliana (Nuova), nota da tempo per la famigerata banda ma non per le sue caratteristiche. E Luca, che viene da Ostia, riesce meglio di un trattato sociologico a spiegare che cos’é (forse è meglio dire cos’era?), quel quartiere.