Da alcuni anni, io e la mia famiglia andiamo in vacanza scambiando casa con perfetti sconosciuti. E finora, siamo rimasti sempre tutti contenti.
È stato un processo per gradi. La prima volta, 10 anni fa, scambiammo il nostro appartamento con quello di amici parigini. Poi, con amici di amici. Infine, dopo esserci iscritti a un sito web specializzato, facemmo lo scambio con una famiglia i cui desideri, in fatto di luogo di vacanza, appartamento e periodo per le ferie, si incrociavano bene coi nostri.
Da allora, siamo stati in alcuni Paesi e in parecchie case o appartamenti, e abbiamo ospitato a nostra volta altre famiglie. Il sistema che abbiamo scelto consente anche di fare scambi “in differita”, cioè in periodi diversi, non necessariamente in contemporanea: magari noi andiamo in estate e loro vengono a Natale, quando siamo altrove; di poter alloggiare in un appartamento altrui libero dando in cambio dei “punti” che potranno essere usati poi; di scambiare anche l’uso dell’auto.
Molti amici e conoscenti trovano curiosa, esotica, quasi perversa, questa pratica. L’idea di far penetrare qualcuno nel sancta sanctorum di casa tua pare un azzardo. E se poi qualcuno sbircia tra le tue cose? Sputa nei tuoi bicchieri? Si pulisce il sedere con i tuoi tovaglioli? Ti rompe qualcosa? Insomma, il timore è quasi sempre quello di un’intrusione nell’intimità.
In realtà, non ci siamo mai fatti questo tipo di problemi. Quello che ci ha spinto direi che è la comodità, la curiosità e il vantaggio economico.
In famiglia siamo in cinque, stare in una casa o in un appartamento arredato e fornito è più pratico e certamente meno costoso che andare in un albergo, in un Airbnb o in campeggio. Gli scambisti si comportano esattamente come “a casa propria”, il che normalmente significa che hanno a cuore lo spazio in cui vivono, anche se per pochi giorni, e praticano dunque la vecchia massima che dice: “non fare ad altri quello che non vuoi sia fatto a te”.
D’altronde, sui propri ospiti si può esprimere un giudizio pubblico sul sito, e chi non si comporta bene si ritrova rapidamente bandito dagli scambi, o messo sotto osservazione.
A noi è capitato per esempio di danneggiare un divano, che probabilmente era già in cattive condizioni, ma l’intesa con i proprietari è stata immediata, hanno trovato un modo economico di sostituirlo e alla fine ce la siamo cavata amabilmente e con (relativamente) pochi soldi.
Alcuni scambisti sono più “caldi”, ti lasciano un regalo a casa dopo essere partiti, o messaggi affettuosi. Altri, lasciano istruzioni perfette su come far funzionare casa e tutto il resto ma sono magari più “freddi”. Noi per esempio non siamo particolarmente “sentimentali”, privilegiamo di solito l’efficienza. Alcuni restano in contatto (anche qui, non è stato finora il nostro caso: però abbiamo fatto amicizia con i vicini dei nostri scambisti, una volta).
Scambiare casa può essere anche un modo per vivere meglio il luogo che si visita. Di sicuro, ci si sente meno “turisti di massa”. E certo l’impatto sociale ed economico non è quello che provoca di questi tempi l’airbnbizzazione delle città (con interi quartieri diventati dormitori per turisti, prezzi degli affitti alle stelle, etc).
Ovviamente, lo scambio-casa ha dei limiti. Certe località sono preferite ad altre (ci hanno proposto case da sogno, ma nel deserto), visitare certi luoghi in alcuni periodi dell’anno può essere complicato (ci hanno proposto la Norvegia settentrionale in pieno inverno).
Lo scambio deve essere almeno da pari a pari, il che probabilmente rende più difficili scambi con chi abita in piccole località o in periferia estrema (però a Montreal siamo stati bene anche in un quartiere non centralissimo, per così dire). Ma, se potete, provate. Ne vale la pena.
(questo post è stato originariamente pubblicato il 9 settembre su HuffPost)