
Sabri Louatah è uno scrittore francese divenuto famoso qualche anno fa per il suo “I Selvaggi” (pubblicato anche in Italia) in cui immaginava, prima di Michel Houellebecq in “Soumission”, l’elezione Oltralpe di un presidente della Repubblica d’origine algerina.
“I Selvaggi” nel frattempo è diventato una serie tv, e ora Louatah – nato in Francia da una famiglia d‘origine cabila – è tornato da poche settimane con un romanzo, “404”, che è fondamentalmente una distopia.
Il titolo del libro, pubblicato da Flammarion, è un doppio riferimento: al codice che indica una pagina non trovata sul web e alla Peugeot 404, un’auto degli anni Sessanta-Settanta che per gli immigrati nordafricani rappresentava il simbolo del benessere. Nel romanzo, è il nome di un servizio di video streaming inventato da Allia, una geniale informatica “beur” (parola che designa i figli o i nipoti di immigrati “arabi”).
In un’epoca di fake news e deepfake – il romanzo è ambientato nel 2022 – il solo sistema di ristabilire la verità anche in Rete sembra quello di trasmettere in diretta attraverso una tecnologia che impedisca di registrare o utilizzare in qualsiasi modo, e dunque anche di falsificare, le immagini.