
Prima di quella provocata dal coronavirus, l’Italia ha vissuto diverse altre crisi e quella del 1969 è stata forse la più grave. Un documentato libro uscito a inizio marzo, “L’Italia di Piazza Fontana” di Davide Conti (Einaudi) la racconta in dettaglio e ne analizza le cause.
Il ’69 è notoriamente l’anno del cosiddetto “autunno caldo”, dell’attentato neofascista di piazza Fontana – nonché di una serie di altri atti terroristici che non fecero morti – della radiazione del gruppo del “Manifesto” dal Pci. Ma è anche l’anno della separazione del Partito socialista unificato (Psu) voluta dai socialdemocratici – ispirati o, ancora meglio, istigati dal presidente della Repubblica Giuseppe Saragat – che dà un brutto colpo al centro-sinistra. E del passaggio di Aldo Moro e della sinistra Dc all’opposizione interna contro i “dorotei”.
Ancora, il 1969 è l’anno in cui Confindustria cancella le “gabbie salariali” tra regioni e il Senato approva in prima lettura lo Statuto dei Lavoratori (la sera prima della bomba a piazza Fontana).