
Se c’è una cosa che ancora mi colpisce, dopo più di vent’anni che vado in Bretagna, quasi tutte le estati e comunque molto spesso, è la marea. Non è un pensiero originale, lo so: sulla marea e il suo fascino esiste una bibliografia sterminata. Ma qui la differenza tra marea alta e bassa è tra le più forti al mondo, e per chi viene dal Mediterraneo il mistero resta, perché siamo abituati a un mare completamente diverso, uguale a se stesso a tutte le ore ( non è esattamente così: è solo che senza un occhio allenato non ce ne accorgiamo, ma ci siamo capiti).
La marea è un argomento di conversazione costante: a che ora è bassa, a che ora è alta, quando c’è la grande marea. E attorno agli orari girano tutta una serie di rituali e necessità: per esempio, quando uscire in barca, raccogliere i frutti di mare, andare a farsi il bagno. La marea nasconde, poi la stessa marea fa scoprire. E un conto è sapere cos’è la marea, un fenomeno provocato dall’attrazione gravitazionale, un altro è vederla in prima persona, in azione.
La mia Bretagna è quella settentrionale: Côtes d’Armor, più in particolare. Guardando la lunga “pinna” a nord-ovest che si spinge tra l’Atlantico e la Manica, è in mezzo tra il Finistère, il dipartimento di Brest, a occidente, e Ille-et-Vilaine (il capoluogo è Rennes). Ed è probabilmente la parte che i turisti italiani conoscono meglio e frequentano di più. Ma in quest’anno di Covid, di italiani in Bretagna se ne sono visti pochi, e non ne ho visti io.
Per me è un posto familiare, perché la mia compagna è francese e sono bretoni, o frequentatori abituali dei luoghi, diversi amici d’Oltralpe. In Bretagna ho trovato – e usato, ovviamente – la rucola, in francese roquette, che cresceva rigogliosa nel giardino della casa dove siamo andati per anni, a 100 metri dal mare. In Bretagna ho attraversato non so più quante volte la Barrière de la Rance, che è stato per decenni il più grande impianto di energia mareomotrice del mondo. Ho fatto jogging per anni lungo le chemin de douaniers (il sentiero dei doganieri), tra la spiaggia di Lancieux e un vecchio bunker tedesco ormai finito sott’acqua, non lontano da Saint Jacut de la Mer. In Bretagna, dove non è raro trovare le palme perché non fa mai troppo freddo né troppo caldo, ho sperimentato i 17 gradi in giornata in agosto e la neve ad aprile.