
Antonio Cederna aveva un modo molto efficace di far capire di cosa intendeva, quando stava parlando di cementificazione: invece di dare semplicemente il freddo numero di metri cubi, spiegava alla costruzione di quanti Sheraton avrebbe corrisposto l’ennesima speculazione edilizia che aveva denunciato, prendendo a modello ovviamente l’enorme albergo della Capitale.
Perché Cederna, pur se nato e morto (nel 1996) in Lombardia, è stato un grande romano, un intellettuale appassionato e impegnato che amava Roma e che, pur essendo un “tecnico” di formazione – era archeologo – si fece giornalista e anche parlamentare, e ancora prima consigliere comunale, per combattere la battaglia contro il “sacco” della Capitale.
Difficile non pensare a Cederna quando, prima del Natale scorso, la Corte Costituzionale non soltanto ha stabilito che la Regione Lazio poteva ampliare i confini del parco dell’Appia Antica – per cui proprio lui si era battuto enormemente – di circa 1200 ettari, mettendo così fine a una vasta speculazione edilizia; ma ha anche ribadito che “la prima disciplina che esige il principio fondamentale della tutela del paesaggio [nell’articolo 9 della Costituzione] è quella che concerne la conservazione della morfologia del territorio e dei suoi essenziali contenuti ambientali”.