
Nora è una delle migliori amiche di mia figlia, 11 anni. Qualche giorno fa mi ha chiesto all’improvviso, mentre chiacchieravamo d’altro: “Ci sarà la Terza Guerra Mondiale? Entreremo in guerra? E anche tu e mio papà dovrete andarci?”. Nora parlava della crisi in Ucraina, ovviamente, che negli ultimi giorni ha risalito la gerarchia delle notizie anche in Italia, dove gli Esteri sono una materia storicamente sottovalutata.
Per la prima volta in 40 anni, mi capita di pensare alla guerra – anche se fosse a “bassa intensità” – come a un evento possibile nel corso della mia vita, dopo la stagione della corsa agli armamenti degli anni Ottanta e alle manifestazioni di allora contro i missili, che erano davvero ispirate dalla paura che il mondo fosse spinto verso la catastrofe della Terza Guerra Mondiale (come in quel film con Matthew Broderick, “WarGames”).
Del resto, per me la Seconda Guerra Mondiale è sempre stata qualcosa di attuale e vicino: i miei genitori erano nati negli anni Trenta, e la sperimentarono sulla loro pelle di ragazzini. E ricordo bene le cicatrici di mio nonno, che aveva combattuto.
In questi giorni, poi, mi viene spesso in mente il finale un altro film, di “Soldati – 365 all’alba” di Marco Risi, uscito nel 1987, l’anno in cui gli euromissili furono messi al bando: all’ultima notte di leva, la caserma viene messa in stato di allarme e i giovani militari partono per una destinazione sconosciuta, in aereo. E lo spettatore sente che la guerra li ha presi di sorpresa.
Ovviamente ho cercato di rassicurare Nora, dicendole che suo padre non andrà da nessuna parte e che comunque è improbabile che ci sia uno scontro armato, che la diplomazia avrà la meglio. Ma la sua agitazione mi ha colpito. Mia figlia, invece, dopo essersi mostrata ottimista (“ma no, quale guerra!”), ha subito cambiato discorso. Forse la guerra le sembra una cosa così enorme e impossibile da essere fuori dal suo radar, o, più semplicemente, non vuol sentir parlare di qualcosa potenzialmente pericoloso, che la fa soffrire.
Un pensiero riguardo “La guerra in Ucraina, noi e i ragazzini”